Dott.ssa Paola Persico
L’importanza dell’utilizzo degli acidi grassi della serie Omega 3 nella gestione nutrizionale del malato di cancro è stata ricordata nel recente incontro che si è svolto a Cremona (13/14 ottobre 2007 organizzato dalle società specialistiche SIONCOV – Società Italiana di Oncologia Veterinaria – e SIDEV – Società Italiana di Dermatologia Veterinaria).
Tra i numerosi argomenti trattati la Dott.ssa Liliana Prola ha illustrato la problematica della cachessia neoplastica e l’importanza del supporto nutrizionale nel paziente affetto da neoplasia.
Cos’è la cachessia neoplastica
La cachessia è stata definita come un insieme di eventi che portano a profonde alterazioni nel metabolismo lipidico, proteico e glucidico con conseguente perdita di peso e scadimento delle condizioni organiche e della qualità di vita del paziente oncologico associata, spesso, a debolezza, anoressia, depressione immunitaria e mentale.
La dimensione del problema
Nell’uomo è stato riportato che colpisce l’87% dei pazienti ospedalizzati affetti da neoplasia e si ritiene che la stessa percentuale possa essere presente negli animali da compagnia.
Circa l’80% dei pazienti umani affetti da neoplasia diventano malnutriti durante l’evoluzione della malattia.
La perdita ponderale, spesso, è considerata un sintomo d’esordio e quasi il 20% dei casi in stadio avanzato viene a morte per conseguenze correlate a problemi metabolico nutrizionali e non direttamente per effetto del tumore.
La cachessia sembra colpire maggiormente i soggetti interessati da neoplasie del tratto gastro-enterico sia per l’azione sistemica della neoplasia sia per l’oggettivo peggioramento delle funzioni digestive.
Possibili implicazioni nutrizionali degli interventi mirati a trattare la neoplasia
Il paziente mostra, inizialmente alterazioni biochimiche (ad esempio aumento dei livelli d’insulinemia, alterazioni sieriche di proteine e lipidi) seguite da anoressia, perdita di peso, aumento degli effetti collaterali legati ad eventuali cicli di chemioterapia, debilitazione, debolezza.
In Medicina Umana è stato riscontrato che le alterazioni metaboliche permangono anche dopo la remissione della sintomatologia grazie ai trattamenti chemioterapici.
Oltre all’azione diretta della neoplasia anche le diverse modalità d’intervento utilizzate per trattarla (radioterapia, chirurgia, chemioterapia e/o in associazione) possono ripercuotersi negativamente sullo stato nutrizionale del paziente stesso.
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Le alterazioni metaboliche in corso di cachessia
Le alterazioni metaboliche che s’instaurano in corso di cachessia si possono manifestare prima della comparsa dei segni clinici della patologia stessa.
Ciò che accumuna la patogenesi della cachessia neoplastica, che è considerata un problema multifattoriale, è il catabolismo proteico-muscolare (con conseguente perdita di massa magra) indotto dall’incremento di varie citochine e che induce la produzione di proteine di fase acuta (come la proteina C reattiva).
Oggi in Medicina umana si attribuisce questo meccanismo alla produzione, da parte delle cellule neoplastiche, di una sostanza il “fattore inducente la proteolisi” (PIF, proteolysis Inducing Factor).
Questo fattore agisce rubando proteine alla muscolatura per fornirle alla neoplasia ed è antagonizzabile tramite la somministrazione di acido eicosapentaenoico (EPA).
Dagli studi clinici condotti in Medicina Umana sembra che la somministrazione di EPA permetta di correggere le alterazioni metaboliche correlate ai danni indotti dal PIF e dalle citochine.
Molti studi clinici sono stati condotti in Medicina Umana su pazienti oncologici affetti da cachessia ai quali è stato somministrato un integratore alimentare arricchito in EPA e antiossidanti.
Queste ricerche hanno dimostrato che l’uso dell’integratore in pazienti oncologici con calo ponderale permette di arrestare la perdita di peso e di recuperare massa magra, inibisce la formazione di citochine proinfiammatorie, migliora la qualità della vita del paziente e negli stadi avanzati permette un allungamento della sopravvivenza di 2-4 mesi rispetto ai pazienti non trattati con supplementazione alimentare.
Anche in Medicina Veterianria negli ultimi decenni le problematiche alimentari correlate al paziente oncologico sono oggetto d’interesse e di ricerca.
La cachessia neoplastica è una problematica che il Medico Veterinario si trova sempre più spesso a dover gestire nella sua pratica clinica.
Le principali alterazioni che si instaurano in un paziente affetto da neoplasia in corso di cachessia neoplastica sono a carico del metabolismo di carboidrati, proteine e lipidi.
Carboidrati: per la capacità della neoplasia di produrre dei fattori (come il fattore di necrosi tumorale e l’interleuchina 6) che diminuiscono la sensibilità cellulare nei confronti dell’insulina provocando iperglicemia e iperinsulinemia.
Proteine: si ha un eccesso del catabolismo proteico che porta ad un bilancio azotato negativo.
Il deficit proteico, così ottenuto, porta ad un peggioramento della risposta immunitaria, della funzionalità gastro-enterica e della cicatrizzazione delle ferite.
I sintomi più evidenti dell’ accentuato catabolismo proteico sono l’atrofia muscolare, l’ipoalbuminemia, la diminuzione della capacità di cicatrizzazione e l’instaurarsi di frequenti infezioni.
Lipidi: la diminuzione della lipogenesi e l’aumento della lipolisi sono stati osservati in pazienti e nei topi affetti da cachessia neoplastica.
In questi studi è stato evidenziato un aumento delle concentrazioni ematiche di acidi grassi liberi, delle lipoproteine a bassa densità, dei trigliceridisi e a un incremento dell’attività delle lipasi ormono-dipendenti e una diminuzione delle lipasi derivate dalle lipoproteine endoteliali.
In uno studio è stato valutato il profilo lipidico di cani affetti da linfoma per riscontrare delle similitudini con quanto riportato in altre specie.
I risultati hanno mostrato un aumento significativo della concentrazione di colesterolo, trigliceridi, lipoproteine a bassa e alta densità rispetto al gruppo di controllo con animali sani.
Clinicamente è importante ricordare che le cellule neoplastiche fanno fatica ad utilizzare i lipidi come risorsa energetica.
I lipidi infatti possono continuare a essere ossidati e rappresentare così una valida fonte energetica per l’organismo.
Questo conferma l’ipotesi che cibi ricchi di grassi, rispetto a quelli con alte concentrazioni di carboidrati, possono aiutare nella gestione di animali affetti da neoplasia.
Nel modello animale, spesso utilizzato anche in Medicina Umana come riferimento, numerosi studi hanno evidenziato che la somministrazione di acidi grassi omega-3 inibisce la cancerogenesi e la crescita neoplastica.
Gli acidi grassi omega-3 (acido eicosapentaenoico, EPA e docosaesaenoico DHA) hanno, generalmente un effetto inibitorio sulla crescita neoplastica.
Alcuni studi, condotti in vivo, hanno dimostrato che l’ EPA ha un’azione selettiva sulle cellule neoplastiche portandole a morte.
Ulteriori ricerche hanno permesso di dimostrare che la somministrazione di omega-3 riduce la secrezione del fattore di necrosi tumorale- a (TNF- a), dell’interleuchina 1- a e dell’interleuchina 2 che sono degli importanti mediatori del processo cachettico e giocano un ruolo fondamentale anche come fattori di crescita tumorale.
Il ruolo dei diversi componenti della razione alimentare, siano essi macronutrienti (grassi, proteine e carboidrati) e/o micronutrienti (vitamine, minerali, acidi grassi e aminoacidi), è sempre più oggetto di studio e si inizia ad evidenziare come il trattamento nutrizionale possa influire positivamente e profondamente sulla qualità di vita degli animali affetti da neoplasia.
Breve bibliografia:
1. – Beck SA, Smith KL, Tisdale Mj “Anticachetic and antitumor effect of eicosapentaenoic acids and its effect on protein turnover” Cancer Research 1991: 51: 6089-93
2. – Begin ME, Ellis G, Das UN “Differential killing of human carcinoma cells supplementation with N-3 and N-6 polynsaturated fatty acids” Jof the National Cancer Institute 1986: 77: 2053-57
3. – Chlebowski RT, Heber D “Metabolic abnormalities in cancer patients: Carbohydrate metabolism” Surgical Clin Noth Am 1986; 66: 957-68
4. – Endres S, Ghorrani R, Kelly VE “The effect of dietary supplementation with n-3 polynsaturated fatty acids on the synthesis of interleukin-1 and tumor necrosis factor by mononuclear cells” New England J of Medicine 1989: 320: 265-71