Idee per la gestione del problema senza dover ricorrere ai cannabinoidi

“Valarie V. Tynes, DVM, DACVB, DACAW”

 

Per molte persone l’anno 2020 è stato difficile, stressante, caratterizzato da molti cambiamenti onerosi, e per altri anche dall’arrivo di un nuovo compagno nel nucleo familiare. Infatti, in Italia l’Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali, ha rilevato che 8.100 cani e 9.500 gatti hanno trovato una famiglia, con un incremento di oltre il 15% rispetto all’anno precedente.

Gli animali domestici nel periodo pandemico hanno determinato benefici psicologici e affettivi, e tornando alla normalità potrebbero pagare il conto di una separazione quotidiana dai loro proprietari, con una probabile alterazione del comportamento, e attualmente non prevedibile nelle tipologie con cui si manifesterà.

L’ansia da separazione è stata tradizionalmente definita come un disagio marcato che si manifesta solo in assenza o percepita assenza del proprietario (figura di attaccamento). I classici segni clinici associati all’ansia da separazione includono la vocalizzazione, la distruttività e la sporcizia domestica. Alcuni cani mostrano una risposta più depressa, dove diventano ritirati e completamente inattivi, altri mostrano livelli estremi di panico e comportamenti di fuga che degenerano in auto-trauma. comune nei cani che vengono posti in gabbia. La maggior parte dei cani non mangia quando è sola e ritorna al cibo dopo il ritorno dei loro proprietari. Altre caratteristiche associate all’aumento dell’ansia da separazione, includono: i preparativi per la partenza; i saluti eccessivi al ritorno, anche se spesso descritto come comportamento “aderente” al ritorno a casa del proprietario. Tuttavia, è stato scoperto che l’aumento dell’ansia non è costantemente presente in tutti i cani che mostrano ansia da separazione. Pertanto, ogni cane con diagnosi di ansia da separazione, ne subisce lo stato perché separato dal suo proprietario, oppure subisce altro stato emotivo, come paura o frustrazione? Senza una migliore comprensione delle motivazioni che determinano tale stato, permane l’incertezza di come prevenirlo., così come i risultati, seppur inconcludenti, suggeriscono che “l’iper-attaccamento” non è necessariamente causa d’ansia, poiché non tutti i cani con ansia da separazione, mostrano iper-attaccamento e non tutti i cani con segni di iper-attaccamento mostrano ansia da separazione.

Fino a quando non aumenterà l’oggettiva conoscenza, la prevenzione dell’ansia da separazione potrebbe essere mitigata dall’insegnamento ai cani a star da soli, monitorandoli, necessario per confermare la mancanza d’ansia da separazione. Tuttavia, è noto è che a causa della natura dell’apprendimento, i cani che subiscono angoscia quando sono soli o confinati, manifestano un peggioramento generale in regime di continuità. Pertanto, il riconoscimento precoce e l’intervento appropriato potranno giovare per la riduzione dello stato d’ansia.
Il modo migliore, in realtà l’unico, per una diagnosi accurata dell’ansia da separazione, è chiedere al proprietario dell’animale di documentare con alcuni minuti di video, riferiti al comportamento del proprio cane dopo che ha lasciato la casa.  Senza il video, se il proprietario basa la sua preoccupazione solo sui segni di distruzione, sporcizia o segnalazioni di vocalizzi, potrebbe essere erroneamente diagnosticata ansia da separazione, anziché disagio associabile a stimoli esterni, determinati da veicoli, persone o animali. Spesso ai cani che sporcano in casa, è diagnosticata erroneamente l’ansia da separazione, mancando un opportuno e completo addestramento. Non rilevare i comportamenti descritti, non esclude lo stato d’ansia del cane, che invece, potrebbe manifestarsi sorprendentemente; perciò, il medico veterinario raccomanda al proprietario il ricorso al video, per determinarne lo stato di tranquillità. Inoltre, con i cuccioli o nuovi arrivati, il proprietario dell’animale dovrà assicurarsi che l’utilizzo di una gabbia o altro un mezzo di confinamento, il cane si senta comunque a suo agio. Acquisita una registrazione video rappresentativa, il proprietario riconoscerà se il cane è ansioso, anche con il contributo dei seguenti comportamenti.
I cani che camminano, ansimano o vocalizzano sono probabilmente ansiosi; se scalpitano alla porta o camminano nervosamente dalla porta alla finestra, sono probabilmente ansiosi. Se lo stato d’ansia è diagnosticato, può essere utile raccomandare al proprietario di trascorre più tempo con il proprio cane-

La gestione dell’ansia da separazione dovrebbe possibilmente basarsi sulla prevenzione. Infatti, l’esperienza ripetuta di ansia, per un luogo o per circostanze, ne determina il progressivo peggioramento. È importante e fondamentale raccomandare ai proprietari di non confinare il cane in una gabbia per evitare ulteriori danni, ma procedere con l’addestramento educativo, per evitare l’autolesionismo.

Opzioni che possono essere utili:

– affidare il cane a un dog sitter.

– lasciare il cane a una persona di fiducia che se ne curi, oppure con sé sul posto di lavoro.

– individuare un altro luogo in casa diverso dal precedente, previa la documentazione video.

Altre forme di intervento prevedono la somministrazione di feromoni, nutraceutici e farmaci ansiolitici. Tali trattamenti, ben documentati, esulano come argomento dallo scopo di questo articolo. Il successo nel trattamento dell’ansia da separazione può essere difficile. Gli interventi più studiati (farmaci e feromoni) hanno dimostrato di ridurre i segni associati all’ansia da separazione nella maggior parte dei casi. I casi risoluzione completa non sono numerosissimi. Inoltre, la modifica del comportamento, spesso finalizzata a insegnare al cane ad essere più indipendente o a diminuire le risposte ai segnali di partenza, può essere una sfida per molti proprietari; se non eseguiti correttamente, alcuni di questi esercizi possono peggiorare il comportamento del cane. Molti proprietari potrebbero essere assistiti da un addestratore qualificato, per ottenere la modifica del comportamento del proprio cane. Con il costante aumento della popolazione dei cani, probabilmente aumenteranno i soggetti con ansia da separazione. Un’attenta analisi situazionale dei comportamenti, proprietario-cane, potrebbe migliorare l’applicazione degli strumenti preventivi, con attesi benefici per tutti.

Il medico veterinario ha un’ottima e produttiva occasione da cogliere per essere al centro del miglioramento della qualità della vita del cane e del proprietario.

L’esigenza di un “position paper” si rende opportuna, per la crescente diffusione di derivati dalla cannabis, dovuta a un sempre maggior interesse per “la cannabis”, diffuso tra i proprietari di animali da compagnia. L’esigenza di un “position paper” è mossa dalla crescente diffusione di derivati dalla cannabis e dal parallelo interesse in campo animale, soprattutto fra i proprietari di animali da compagnia.
Un parere è stato emesso dalla Federazione dei Veterinari Europei (FVE) all’11 Giugno 2021. Infatti, la FVE ha rilevato che numerosi prodotti presenti sul mercato formulati con cannabinoidi, non sono etichettati correttamente, sia per la riconoscibilità degli attivi presenti, sia per le indicazioni di dosaggio, così contribuendo all’incertezza e alla confusione per i medici veterinari e i proprietari.

NBF Lanes da sempre uniforma l’etichettatura alle regole poste dalla normativa, con la necessaria e ineludibile corrispondenza tra il dichiarato, l’etichetta e il contenuto, le materie prime, così come è per i prodotti Perognidol e Perognidol Forte*, in modo da renderne certi l’uso e le modalità nel pieno rispetto della legalità.

Per essere sempre ben informati consigliamo di controllare il sito di FVE, di ANMVI e FNOVI, abitualmente celeri nel pubblicare le linee guida ufficiali.

Intanto vi proponiamo il “position paper” approvato dalla FVE e un articolo, pubblicato nel 2021 sulla rivista “Animals”, dove vengono ribadite le medesime necessità di chiarezza nella medicina veterinaria in entrambi i lati dell’Atlantico, e fatto un esaustivo quadro dell’utilizzo attuale dei derivati cannabinoidi in medicina veterinaria.

Buona lettura

 

*l’olio di canapa, materia prima utilizzabile in alimentazione animale (Regolamento UE 1017/2017), rappresenta una fonte naturale di fitocannabinoidi, terpeni e flavonoidi e presenta un tenore massimo di tetraidrocannabinolo (THC) inferiore allo 0,2% a norma del Regolamento UE 2003/1782.