I batteri tindalizzati sono dei ceppi batterici sottoposti ad un particolare trattamento termico che li ha “inattivati”, quindi resi incapaci di metabolizzare e riprodursi.
La loro attività pertanto non è riconducibile alla possibilità di generare nuova progenie e di colonizzare direttamente un sito fisiologico; il riferimento quindi all’unità di misura in UFC/g è relativo alla concentrazione di partenza della coltura che viene sottoposta a tindalizzazione.

Il loro apporto costituisce una “base” su cui, a livello intestinale, si va a ricostituire un substrato adatto alla ricolonizzazione della flora simbiotica e contemporaneamente si assiste ad un contrasto dell’insediamento e dello sviluppo di tutti i ceppi patogeni o dannosi. Ciò sembra possibile grazie alle macromolecole che costituiscono le pareti cellulari batteriche dei tindalizzati (Batteriocine).

I batteri tindalizzati vengono trattati termicamente insieme al loro terreno di coltura, costantemente controllato ed ottimizzato, che contiene quindi anche le sostanze prodotte dal loro metabolismo. Il liofilizzato così ottenuto contiene quindi sia le parti cellulari che le sostanze del normale metabolismo dei ceppi (vitamine, glicoproteine, micronutrienti), pertanto può risultare efficace quanto l’apporto degli stessi ceppi vivi nelle stesse condizioni. In particolare i batteri tindalizzati sono consigliati quando si è in presenza di situazioni importanti di squilibrio e disbiosi intestinale, tali che un trattamento iniziale con cellule vive, visto Essi quindi possono fare da precursori alla ricolonizzazione successiva di ceppi viventi.

Gli alimenti per cani e gatti che contengono batteri tindalizzati non possono essere definiti “Probiotici”, in quanto non possono direttamente apportare all’organismo un inoculo di cellule batteriche vitali che vanno poi a colonizzare i vari distretti intestinali. Il loro effetto fisiologico è quindi più simile ad un effetto “prebiotico”, in quanto ostacola l’insediamento di germi patogeni, stimola il sistema immunitario e il benessere generale, e facilita l’insediamento di una flora batterica benefica. Tutto ciò però con una specificità, efficacia e funzionalità inarrivabile ai classici prebiotici, in quanto la loro assunzione apporta i componenti assolutamente specifici ed esclusivi della presenza e dell’attività dei ceppi probiotici.

I ceppi tindalizzati possono essere pertanto definiti come “SIMBIOTICI”.

Per quanto detto, le applicazioni funzionali dei ceppi tindalizzati possono essere le stesse di quelle dei ceppi vitali, specie quando si è in presenza di forti disturbi acuti o cronici, quando cioè la vitalità dell’inoculo batterico è altamente improbabile in quanto ha luogo su un terreno estremamente compromesso dal punto di vista biochimico e biologico, come in caso di diarrea acuta e cronica e disbiosi associata a trattamenti antibiotici.

I tindalizzati, in questi casi, assicurano 3 esclusive ed importanti funzioni:

  • Apportano sostanze che stimolano la reazione del sistema immunitario dell’ospite e che sostengono il suo stato di benessere.
  • Ostacolano la permanenza e la proliferazione ulteriore di ceppi batterici patogeni.
  • Ripristinano le condizioni metaboliche ottimali della mucosa intestinale per l’insediamento e lo sviluppo di ceppi probiotici.

Pertanto, nella pratica clinica, essi vengono utilizzati nella formulazione di mangimi complementari, anche dietetici, che evidenziano una particolare praticità ed efficacia di utilizzo. Non resta quindi che dare il “benvenuto” ai nuovi mangimi complementari che utilizzano questa nuova tecnologia tra i quelli che normalmente abbiamo a disposizione da somministrare ai nostri amici animali.

Riccardo Orlandi, Alessandro Troisi, Emanuela Vallesi, Serena Calabrò, Alessandro Vastolo, Nadia Musco, Angela Polisca, Pietro Lombardi and Monica I. Cutrignelli. – Animals 2021, 11(1), 173; https://doi.org/10.3390/ani11010173

Vi proponiamo un recentissimo articolo italiano, che nella prima parte mette in relazione l’alimentazione della madre con l’efficienza riproduttiva. Sulla nostra pagina web, nel consueto aggiornamento, è pubblicata la seconda, incentrata sul periodo di allattamento e la successiva performance di crescita dei cuccioli.

L’efficienza riproduttiva è importante e determinante per la continuità delle speci. Molteplici fattori, quali malattie infettive, stato ormonale e nutrizione, possono influenzare la fertilità femminile. Come dimostrato dall’elevato numero di neonati per parto e dal corretto sviluppo fetale, lo stato nutrizionale all’accoppiamento e una corretta gestione nutrizionale durante la gravidanza sono fondamentali. In questo studio, due diete con diversi ingredienti (fonti di proteine e lipidi) e diverse concentrazioni di macro e micronutrienti (proteina grezza, profilo di acidi grassi, vitamine e concentrazione di minerali) sono state somministrate da due mesi prima dell’inizio previsto del proestro al parto, a 18 femmine divise in due gruppi. La dieta sperimentale, più ricca di proteine, acidi grassi essenziali e polinsaturi e vitamine, rispetto alla dieta di controllo, sembra in grado di garantire una migliore presentazione clinica dell’estro, un ottimo sviluppo embrionale nel primo terzo di gravidanza con una minore incidenza di un riassorbimento fetale.