Novembre 2022, Di Silvano Marini, Nutrapet.vet

In un articolo di Biology, qui riassunto, sono riportate le evidenze emerse da uno studio americano per il quale sono stati valutati gli effetti di omega-3, fibre e polifenoli sui biomarker dell’ansia.

Con una prevalenza simile a quella che si registra nell’uomo – tra il 26 e il 29% – il cane può manifestare sintomi d’ansia che aumentano con l’età, e in qualche caso disturbi riferibili al comportamento disfunzionale canino – comportamenti ripetitivi e rifiuto dell’interazione sociale –non dissimili da quelli che caratterizzano i disturbi dello spettro autistico nell’uomo.

In merito a questo, le crescenti acquisizioni riguardanti il ruolo dell’asse intestino-cervello hanno portato ad approfondire le caratteristiche del microbiota dei soggetti ansiosi, facendo emergere che molte condizioni di natura neuropsichiatrica – compresa l’ansia – si accompagnano a un aumento della flora intestinale ad azione pro-infiammatoria e a una riduzione di quella ad attività antinfiammatoria.

Sono stati identificati anche diversi biomarker legati all’ansia – neurotrasmettitori, neuropeptidi, fattori neurotropici e immunologici – ma nessuno specifico per la diagnosi.

In termini generali, sembra siano correlati ai disturbi d’ansia i metaboliti riguardanti lo stress ossidativo, il metabolismo della glutammina e le vie della neurotrasmissione. Nei cani particolarmente apprensivi sono stati per esempio individuati livelli circolanti elevati di glutammina e di gamma-glutamilglutammina e, di recente, la somministrazione in modelli di laboratorio di 4-etilfenil solfato (4-EPS) – metabolita prodotto dal microbiota intestinale – ha mostrato di indurre comportamenti ansiosi, che cessavano dopo l’assunzione di Bacillus fragilis.

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