Un articolo del 2019 pubblicato sulla rivista «Reproduction in Domestic Animals» e prodotto dal Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’università Alma Mater Studiorum di Bologna, prende in esame le principali patologie prostatiche e i relativi approcci diagnostici e terapeutici per farne una review utile ai clinici medici.

Nella pratica dei piccoli animali si riscontrano sempre più malattie della prostata. La malattia prostatica più comune è l’iperplasia prostatica benigna (IPB) seguita da prostatite, neoplasia prostatica e metaplasia squamosa della prostata. Queste malattie non hanno sintomi strettamente patognomonici, quindi per fare una diagnosi corretta è indispensabile seguire un iter diagnostico rigoroso.

Come si diagnostica oggi? Con le opportunità di attività preventiva e di conferma diagnostica che offrono la determinazione del CPSE (Canine Prostatic Specific Esterase) e l’ecografia pelvica.

La terapia per l’IPB è generalmente raccomandata quando sono presenti segni lievi-gravi o se i sintomi disturbano il paziente. Fortunatamente, nuovi approcci terapeutici, sia medici che chirurgici, consentono di intervenire nella maggior parte degli animali con disturbi prostatici. La terapia chirurgica è considerata palliativa e può comportare importanti complicanze postoperatorie: è per questo che intervenire preventivamente, controllando l’ipernutrizione da parte del diidrotestosterone della prostata in caso di IPB, prescrivendo prontamente antibiotici e antidolorifici in caso di prostatite o valutando le opportunità di intervento in caso di forme tumorali, sono percorsi da valutare sui singoli casi.

Buona lettura